venerdì 11 dicembre 2009

“Entering the Obsession”, quarto premio per "istallazioni" alla Biennale Internazionale dell’Arte Contemporanea di Firenze





“L’arte deve disturbare. La scienza deve rassicurare.” Lo scriveva George Braque e questa frase sintetizza al meglio la creazione dell’opera che Brigitta Rossetti ha scelto di presentare alla Biennale di Firenze: il titolo dell’istallazione è Entering the obsession.
L’obiettivo duplice: l’inizio di un viaggio che potrà condurre alla scoperta come alla sconfitta, attraverso un percorso dall’esperienza visibile comune al mondo intellettivo ed intellegibile individuale; la necessità dell’artista di sensibilizzare su uno dei mali più sottili dei nostri anni, l’ossessione appunto.
L’istallazione racchiude più opere e più tecniche in un’unica imponente rappresentazione, come a voler dare libertà alla poliedricità dei suoi metodi di lavoro e di passione: pittura, videoinstallazione, scultura, poesia in un insieme di segni, gli stessi che richiamano un paragone, forse arduo ma azzeccato, con un’affermazione di Eraclito, “non sarebbe affatto meglio se le cose andassero come gli uomini desiderano. A meno che non ti aspetti l’imprevedibile, non troverai mai la verità, perché è arduo scoprirla e arduo realizzarla. La natura ama nascondersi. L’oracolo di Delphi non parla né nasconde: dà semplicemente dei segni”.

Entering the obsession è il frutto di un lavoro dove Brigitta Rossetti si è misurata con il suo passato, con le esperienze che quotidianamente si presentano ai nostri occhi a cui non prestiamo la giusta attenzione, con persone che l’ossessione l’hanno vissuta direttamente o la affrontano per motivi professionali e umanitari, con le tante piccole o grandi monomanie che condizionano la vita quotidiana delle persone, come il fumo, l’ordine compulsivo ecc…
Un affresco corale, che parte da un dipinto, in acrilico su tela, che presenta, si legge nel testo critico della psicologa Alessandra Locatelli, “la condizione umana nella sua completa fragilità: la sagoma è nuda, indifesa, privata anche della maschera protettiva dei capelli, e sola. La scelta cromatica graffia il bianco ed il nero scoprendo un imprevisto verde, un’aurea di linfa vitale, un anelito generativo di nuova vita, tuttavia non eterno, caduco, sottoposto al tempo di una clessidra.”
Alla tela seguono due filmati video, girati e montati dall’artista, che diventano “lenti di ingrandimento sul suo stato interiore, tracce della memoria intima alternate fino a fondersi con la memoria collettiva umana. Il vicolo cieco dell’esistenza ripetuta in gesti che non trovano soddisfazione si stringe sulla condizione dell’oggi, permeata dallo scollamento tra l’io e l’es, entrambi contaminati e governati dal super-io.”
L’impatto è duro e coinvolgente, incanta l’osservatore trascinandolo in una sensazione indefinita ma che, l’artista sa, lo porterà inconsciamente a riflettere sulla condizione dell’ossessione: del corpo, del diverso, della malattia, del comportamento, dell’ossessione stessa.
Il risultato sociale potrebbe essere raggiunto ma il viaggio prosegue, con parametri di lettura diversi, più sensibili e attenti.
Con la terza opera, di nuovo pittorica, l’artista compie “un’immersione nel pensiero, tappa necessaria nel percorso di conoscenza; quasi a seguire la teoria della linea di Platone, affonda il pennello calandosi all’interno della lastra psichica, costruita secondo le dissezioni delle tracce mnestiche dell’uomo, trovandovi paure, contraddizioni, disagi e desideri. Un graffito in cui convergono indizi, tracce, segni, riconducibile alla mappa anatomica dell’attività cerebrale”, per approdare alla quarta sezione dell’istallazione, dove affiora la scultura.
Un intreccio di gomma che identifica, scrive Locatelli, “un cervello, nero, amorfo, illogico, sospeso in un’aggregazione futuristica in plexiglass, cola verso la linea più corta di tre microstrutture che sigillano polvere bianca.”
“Ho voluto unire in un’unica scultura il cervello, quindi il pensiero, e l’anima, bianca ma chiodata, separandoli, in modo che non si possano toccare: mi ricorda l’appeso delle carte della divinazione. È l’incomunicabilità che sottende molte relazioni, ridotte all’idea che ogni attore si fa di essa”,
spiega Brigitta Rossetti.
Ma l’opera non si ferma qui e, attraverso l’istallazione, ci si propone di disturbare. Lasciando chi osserva libero. Di fare ciò che l’ossessione nega: decidere.
Ecco allora diversi Moleskine appesi, forma di un processo di coinvolgimento degli spettatori della Biennale, che potranno lasciare segni, parole, graffiti secondo l’emozione del momento. Nel primo Moleskine i disegni di Brigitta Rossetti che, nel lungo sviluppo delle pagine unite, traccia uccelli che si trasformano in lunghe figure umane che ne sorreggono altre che si trasformano in piante e cascate d’acqua, richiamando la natura come luogo per affrontare l’ossessione. Negli altri i testi e i disegni dei visitatori, di altri artisti, tra cui spicca il testo di un fotografo che racconta di “una nuvola di fumo creata da ottanta sigarette, in un grande stanzone squallido, colmo di ottanta anime che perse in un movimento circolare attorno ad una grande colonna posta al centro vagavano lì senza meta... Così mi appariva ventitre anni fa un mondo a me sconosciuto...IL MANICOMIO. Basaglia cinque anni prima aveva abbattuto le porte di quelle stanze senza tempo e senza senso, ma non era riuscito ad abbattere l’invisibile muro che la società aveva costruito per dimenticarsi di quelle ottanta anime...Da allora molto tempo è passato e quelle stanze piene di sofferenza sono state abbattute, e quelle ottanta anime stanno cercando di tornare ad essere persone con una propria dignità ...dignità.... che cancelli dalle loro menti quel movimento circolare ed isterico attorno ad una colonna. Dignità che riesca ad abbattere il muro........il pregiudizio.”

Luigi Franchi
testo critico di Alessandra Locatelli

mercoledì 2 dicembre 2009

Chi è



Brigitta Rossetti nasce a Piacenza nel 1974. Si laurea in lettere moderne all’Università Degli Studi di Pavia, 110/110, con una tesi sullo studio diacritico dei Promessi Sposi di A. Manzoni con Angelo Stella, conservata alla Biblioteca Nazionale Braidense di Milano.
Si specializza nello studio della comunicazione multimediale, conseguendo il MEM (Master in Editoria Multimediale) presso l’istituto Politecnico di Milano.
Poetessa in origine, è stata selezionata al premio internazionale Ali Penna D’autore, tra i poeti dell’Antologia “Le Migliori Poesie della religione Cristiana” ed ha ricevuto menzioni d’onore e l’inserimento di poesie nell’ Antologia “i Classici Della Letteratura italiana” nel 2008, è inoltre presente nel Dizionario Enciclopedico degli Autori Italiani, a cura di Ali Penna d'Autore edito nel 2009; E' stata anche coautrice del saggio, Investire in Cina, Rubettino Editore,2006 di cui ha curato le premesse culturali.

Pittrice, come naturale evoluzione artistica ha frequentato atelier internazionali e partecipato a workshop, come quelli svolti all’Internazionale Akademie fur Bildende Kunst di Salisburgo con Asta Groting nel 2009, con gli Zhou Brothers “Painting is liberty” e con anna Konik “Medien arbeiten” nel 2008 e all’ Internationale Akademie fur Kunst und Gestaltung di Amburgo con Peter Keiser e Peter Warffemius, nel 2007.
Nel 2008 l’artista ha realizzato il libro-catalogo Stelle Senza Lato edito da MMC Edizioni, con prefazione a cura di Andrea Diprè, un libro in bianco e nero che raccoglie le poesie, gli schizzi, i dipinti dell'artista.
Nel 2009 l'artista è stata invitata a partecipare alla VII Edizione della Biennale di Firenze, dove partecipa con la video installazione Entering the Obsession; artista poliedrica, realizza anche video multimediali, installazioni e sculture con materiali insoliti.
Brigitta Rossetti ha vinto il terzo premio al concorso internazionale Italia Arte, a cura di Guido folco a Torino ed è stata selezionata tra gli artisti vincitori del Premio Ambiente a cura di Donato Conenna a Stresa, nel 2009.
Ha ricevuto l'alto Riconoscimento Martin Luther King 2009, nel mondo dell'arte, delle lettere e delle scienze.
L’artista attualmente lavora a Chicago presso lo Zhou Brothers Art Center.