venerdì 22 gennaio 2010

Deserto











Queste foto risalgono a Capodanno 2010, la mia prima esperienza nel Sahara, in una tribù di nomadi.

Il paesaggio immenso, senza confini e l'assenza di vegetazione, il nulla, mi hanno immersa in profonda meditazione, a stretto contatto con la sabbia, così come la possibilità di toccare un cielo blu stellato, di sentire l'odore del fuoco la sera e affacciarmi dalla tenda al sole del mattino.

Deserto come ritorno alle mie origini, ai miei sentimenti più puri, all' allontanamento dei desideri, alla dilatazione del tempo, dove Ora e Qui e nulla è più importante.

Deserto come poter arrivare a un punto zero, poter perdonare, abbandonarsi al ritmo costante della natura dimenticando ciò che è stato e che è superfluo.

Deserto come poter creare senza il frastuono di rumori, colori, essere invasi da una grande pace che è quella dell'uomo che non chiede.

Ho lasicato scorrere il pennello invasa da un amore che non si può spiegare, di terra e sangue, su una grande tela di juta, ho poi unito ai colori la sabbia e i sassi impastando con le mani la sensazione del deserto.

In pochi minuti i nomadi mi hanno raggiunta e divertiti, anche per loro una nuova avventura dipingendo sulla mia tela dromedari e dune di sabbia, con bastoncini di legno, il loro mondo, i loro occhi, mentre io senza paura tratteggiavo il codice indecifrabile di una porta chiamata Islam.

mercoledì 13 gennaio 2010

Killer Point Thagazou













Giungo al tramonto tra queste mura abbandonate mi assale un brivido freddo mentre un venticello gelido muove le foglie e un cane bianco si aggira tra i rifiuti
Ho sentito la paura della morte sola ho girato in questo rudere al tramonto, facendomi coraggio calpestando ossa di cemento guardando i graffiti di altri artisti
Ho dipinto su queste mura un Uomo Di Sangue accanto a una finestra sul mare

Dall'altra parte del muro Killer point,
Buco nero
Ho oltrepassato la soglia e non ero più sola venti uomini in muta a sfidare il mare in un rito solenne a tagliare il confine della vita

venerdì 11 dicembre 2009

“Entering the Obsession”, quarto premio per "istallazioni" alla Biennale Internazionale dell’Arte Contemporanea di Firenze





“L’arte deve disturbare. La scienza deve rassicurare.” Lo scriveva George Braque e questa frase sintetizza al meglio la creazione dell’opera che Brigitta Rossetti ha scelto di presentare alla Biennale di Firenze: il titolo dell’istallazione è Entering the obsession.
L’obiettivo duplice: l’inizio di un viaggio che potrà condurre alla scoperta come alla sconfitta, attraverso un percorso dall’esperienza visibile comune al mondo intellettivo ed intellegibile individuale; la necessità dell’artista di sensibilizzare su uno dei mali più sottili dei nostri anni, l’ossessione appunto.
L’istallazione racchiude più opere e più tecniche in un’unica imponente rappresentazione, come a voler dare libertà alla poliedricità dei suoi metodi di lavoro e di passione: pittura, videoinstallazione, scultura, poesia in un insieme di segni, gli stessi che richiamano un paragone, forse arduo ma azzeccato, con un’affermazione di Eraclito, “non sarebbe affatto meglio se le cose andassero come gli uomini desiderano. A meno che non ti aspetti l’imprevedibile, non troverai mai la verità, perché è arduo scoprirla e arduo realizzarla. La natura ama nascondersi. L’oracolo di Delphi non parla né nasconde: dà semplicemente dei segni”.

Entering the obsession è il frutto di un lavoro dove Brigitta Rossetti si è misurata con il suo passato, con le esperienze che quotidianamente si presentano ai nostri occhi a cui non prestiamo la giusta attenzione, con persone che l’ossessione l’hanno vissuta direttamente o la affrontano per motivi professionali e umanitari, con le tante piccole o grandi monomanie che condizionano la vita quotidiana delle persone, come il fumo, l’ordine compulsivo ecc…
Un affresco corale, che parte da un dipinto, in acrilico su tela, che presenta, si legge nel testo critico della psicologa Alessandra Locatelli, “la condizione umana nella sua completa fragilità: la sagoma è nuda, indifesa, privata anche della maschera protettiva dei capelli, e sola. La scelta cromatica graffia il bianco ed il nero scoprendo un imprevisto verde, un’aurea di linfa vitale, un anelito generativo di nuova vita, tuttavia non eterno, caduco, sottoposto al tempo di una clessidra.”
Alla tela seguono due filmati video, girati e montati dall’artista, che diventano “lenti di ingrandimento sul suo stato interiore, tracce della memoria intima alternate fino a fondersi con la memoria collettiva umana. Il vicolo cieco dell’esistenza ripetuta in gesti che non trovano soddisfazione si stringe sulla condizione dell’oggi, permeata dallo scollamento tra l’io e l’es, entrambi contaminati e governati dal super-io.”
L’impatto è duro e coinvolgente, incanta l’osservatore trascinandolo in una sensazione indefinita ma che, l’artista sa, lo porterà inconsciamente a riflettere sulla condizione dell’ossessione: del corpo, del diverso, della malattia, del comportamento, dell’ossessione stessa.
Il risultato sociale potrebbe essere raggiunto ma il viaggio prosegue, con parametri di lettura diversi, più sensibili e attenti.
Con la terza opera, di nuovo pittorica, l’artista compie “un’immersione nel pensiero, tappa necessaria nel percorso di conoscenza; quasi a seguire la teoria della linea di Platone, affonda il pennello calandosi all’interno della lastra psichica, costruita secondo le dissezioni delle tracce mnestiche dell’uomo, trovandovi paure, contraddizioni, disagi e desideri. Un graffito in cui convergono indizi, tracce, segni, riconducibile alla mappa anatomica dell’attività cerebrale”, per approdare alla quarta sezione dell’istallazione, dove affiora la scultura.
Un intreccio di gomma che identifica, scrive Locatelli, “un cervello, nero, amorfo, illogico, sospeso in un’aggregazione futuristica in plexiglass, cola verso la linea più corta di tre microstrutture che sigillano polvere bianca.”
“Ho voluto unire in un’unica scultura il cervello, quindi il pensiero, e l’anima, bianca ma chiodata, separandoli, in modo che non si possano toccare: mi ricorda l’appeso delle carte della divinazione. È l’incomunicabilità che sottende molte relazioni, ridotte all’idea che ogni attore si fa di essa”,
spiega Brigitta Rossetti.
Ma l’opera non si ferma qui e, attraverso l’istallazione, ci si propone di disturbare. Lasciando chi osserva libero. Di fare ciò che l’ossessione nega: decidere.
Ecco allora diversi Moleskine appesi, forma di un processo di coinvolgimento degli spettatori della Biennale, che potranno lasciare segni, parole, graffiti secondo l’emozione del momento. Nel primo Moleskine i disegni di Brigitta Rossetti che, nel lungo sviluppo delle pagine unite, traccia uccelli che si trasformano in lunghe figure umane che ne sorreggono altre che si trasformano in piante e cascate d’acqua, richiamando la natura come luogo per affrontare l’ossessione. Negli altri i testi e i disegni dei visitatori, di altri artisti, tra cui spicca il testo di un fotografo che racconta di “una nuvola di fumo creata da ottanta sigarette, in un grande stanzone squallido, colmo di ottanta anime che perse in un movimento circolare attorno ad una grande colonna posta al centro vagavano lì senza meta... Così mi appariva ventitre anni fa un mondo a me sconosciuto...IL MANICOMIO. Basaglia cinque anni prima aveva abbattuto le porte di quelle stanze senza tempo e senza senso, ma non era riuscito ad abbattere l’invisibile muro che la società aveva costruito per dimenticarsi di quelle ottanta anime...Da allora molto tempo è passato e quelle stanze piene di sofferenza sono state abbattute, e quelle ottanta anime stanno cercando di tornare ad essere persone con una propria dignità ...dignità.... che cancelli dalle loro menti quel movimento circolare ed isterico attorno ad una colonna. Dignità che riesca ad abbattere il muro........il pregiudizio.”

Luigi Franchi
testo critico di Alessandra Locatelli

mercoledì 2 dicembre 2009

Chi è



Brigitta Rossetti nasce a Piacenza nel 1974. Si laurea in lettere moderne all’Università Degli Studi di Pavia, 110/110, con una tesi sullo studio diacritico dei Promessi Sposi di A. Manzoni con Angelo Stella, conservata alla Biblioteca Nazionale Braidense di Milano.
Si specializza nello studio della comunicazione multimediale, conseguendo il MEM (Master in Editoria Multimediale) presso l’istituto Politecnico di Milano.
Poetessa in origine, è stata selezionata al premio internazionale Ali Penna D’autore, tra i poeti dell’Antologia “Le Migliori Poesie della religione Cristiana” ed ha ricevuto menzioni d’onore e l’inserimento di poesie nell’ Antologia “i Classici Della Letteratura italiana” nel 2008, è inoltre presente nel Dizionario Enciclopedico degli Autori Italiani, a cura di Ali Penna d'Autore edito nel 2009; E' stata anche coautrice del saggio, Investire in Cina, Rubettino Editore,2006 di cui ha curato le premesse culturali.

Pittrice, come naturale evoluzione artistica ha frequentato atelier internazionali e partecipato a workshop, come quelli svolti all’Internazionale Akademie fur Bildende Kunst di Salisburgo con Asta Groting nel 2009, con gli Zhou Brothers “Painting is liberty” e con anna Konik “Medien arbeiten” nel 2008 e all’ Internationale Akademie fur Kunst und Gestaltung di Amburgo con Peter Keiser e Peter Warffemius, nel 2007.
Nel 2008 l’artista ha realizzato il libro-catalogo Stelle Senza Lato edito da MMC Edizioni, con prefazione a cura di Andrea Diprè, un libro in bianco e nero che raccoglie le poesie, gli schizzi, i dipinti dell'artista.
Nel 2009 l'artista è stata invitata a partecipare alla VII Edizione della Biennale di Firenze, dove partecipa con la video installazione Entering the Obsession; artista poliedrica, realizza anche video multimediali, installazioni e sculture con materiali insoliti.
Brigitta Rossetti ha vinto il terzo premio al concorso internazionale Italia Arte, a cura di Guido folco a Torino ed è stata selezionata tra gli artisti vincitori del Premio Ambiente a cura di Donato Conenna a Stresa, nel 2009.
Ha ricevuto l'alto Riconoscimento Martin Luther King 2009, nel mondo dell'arte, delle lettere e delle scienze.
L’artista attualmente lavora a Chicago presso lo Zhou Brothers Art Center.

martedì 3 novembre 2009

Finally you


Ho conosciuto Brigitta Rossetti esattamente 15 mesi fa,il 13 giugno 2007, per scegliere alcune opere per un evento a scopo benefico. Me ne avevano parlato, soprattutto della sua sensibilità verso le tematiche della solidarietà, e me ne avevano parlato principalmente come poetessa. E furono due brevi poesie che lei mi inviò tramite sms a colpirmi. Recitava così “con gli occhi nel mare, per volgersi verso Nippon, il luogo dove nasce il sole”
Ci incontrammo, ebbi modo di vedere il suo curriculum e di sfogliare il catalogo Stelle senza lato, fresco di stampa.
Poi visitai una mostra a Genova, o meglio nell’antico Borgo di Sant’Olcese, al Museo Flavio Roma di Villa Serra.
Aveva esposto lavori in bianco e nero, come i disegni che vedete esposti stasera, di cui dirò più avanti. Credetemi, emanavano un’energia straordinaria. Fui colpito dall’essenzialità delle forme, da questo uso quasi monocromo del colore, con i due opposti bianco-nero che si rincorrono, che esaltava attimi di sospensione rappresentati nelle mille tonalità del grigio che spesso risultano essere indefinite ma che lì mettevano invece in luce tutta la forza espressiva dell’artista, raccontando una realtà nascosta dietro e dentro alle cose, una sorta di visione dell’invisibile.
Sembrava avesse deciso improvvisamente di svelare i suoi segreti,ti dell’anima leonardeschi che l’hanno portata, nell’arco di questi quindici mesi, ad intraprendere con decisione e grande naturalezza un percorso artistico che non esito a definire eccezionale.
Non è facile, in un periodo in cui ci si rinchiude al mondo cercando sicurezze in maniera esasperante, saper mettere davanti agli occhi di tutti interiorità, armonia, bellezza. Le opere di Brigitta Rossetti riescono invece ad essere proprio questo.
Lo affermo non in veste, impropria di critico d’arte, neppure in quella più consona di giornalista. Ma da uomo che ritiene che di fronte all’arte bisogna porsi con animo libero, per lasciar fluire le emozioni.
In Brigitta Rossetti, artista piacentina, ritroviamo il lucido legame con i luoghi in cui ama lavorare. Sono luoghi in cui il silenzio si fa potente, lascia parlare il vento e le nuvole, lascia alla forza della terra affermare i cicli della vita, fa del ricordo e dell’immaginazione una costante.
Oggi si fa un grande uso del neologismo del non-luogo, coniato dall’antropologo Marc Augè, ovvero quegli spazi non identitari in cui le persone si incrociano senza relazionarsi mai. Mentre tutta l’opera pittorica di Brigitta Rossetti si muove fortunatamente in controtendenza, affermando la dimensione antropologica di spazi e figure.
In molte sue opere si ritrovano segni che richiamano le prime pitture paleolitiche di Lascaux, fatte dall’uomo circa 15.000 anni fa. Non è immutabilità ma conferma che alla terra, alla forza della natura, alla potenza espressiva dell’uomo va riconosciuto sempre e comunque un valore, che Brigitta Rossetti porta dentro.
Lo possiamo vedere nei due grandi quadri esposti. Ma la serata non si ferma davanti all’opera compiuta, i due quadri ne sono solo un esempio.
La mostra di questa sera è nata con il preciso scopo di superare quel confine spesso invalicabile tra artista e pubblico. Prima parlavo di animo libero, è con questo approccio che va vista l’arte tutta, in particolare quella di Brigitta Rossetti.
Tra artista e spettatore occorre superare la dimensione non-identitataria, è importante che ognuno di noi “legga” cosa vede nell’opera, possa confontare questa lettura con l’artista, in modo che entrambi possano crescere e migliorarsi a vicenda.
Quanti di noi si sono chiesti davanti ad un’opera d’arte: come, dove, quando, quanto avrà lavorato l’artista? Domanda spesso destinata a non avere risposta. Brigitta Rossetti ha deciso di metterlo sotto gli occhi di tutti. Esponendo bozzetti, disegni, segni e strappi del suo lavoro preliminare.
Quello del cammino folle, disordinato, che accompagna la creazione e che in lei da vita ad un disegno essenziale,in cui è concentrata li farà opera compiuta.
Sarebbe interessante, davanti ad ognuno di questi disegni sentire la vostra lettura dei segni, delle immagini….
Ci sono opere più definite, strappi che documentano l'io dell'artista fortemente espresso, che sono qui incorniciate..particolarmente mi piace.....
Ci sono collage, dove un immagine si unisce ad un altra agli strappi su giornale,o a forme più solide come vedete le sculture congelate nel plexiglass
Ci sono macchie in un disegno cosmico di grande energia, come vedete il tappeto magico che contiene tratti primari all'inizio del processo creativo, su cui potrete camminare e sentirvi un tutt'uno con l'opera libera e perchè no iniziare un volo verso mondi sconosciuti e paralleli, come quelli che Brigitta Rossetti raggiunge per poi lasciare nei suoi processi creativi.
Paralleli con il processo della sua esistenza, dove l'anima diventa una, a toccare un senso dell'ignoto universale, e dove l'artista ci prende per mano e ci accompagna.
“La vita stessa è ricerca di un punto fermo. E quando si crede di averlo raggiunto, non si è e non si sa ancora nulla. E bisogna ricominciare a muoversi…è questa l’idea di partenza.”
Queste parole sono di Wim Wenders, un regista che ha fatto del viaggio, del movimento il leit-motiv di quasi tutti i suoi film.
Ho gettato all’aria tra gli appunti, i libri, i ritagli fintanto che ho ritrovato questa riflessione, risalente agli anni di “Paris Texas”, perché spiega, meglio di qualsiasi altro pensiero, la sensazione che ho provato di fronte agli “strappi” di Brigitta Rossetti: l’idea del viaggio, l’essenza del movimento.

Il viaggio a ritroso nelle sue opere che si riesce a fare attraverso questi “strappi”; bozzetti, segni appena accennati, solo un colore (il nero) da cui Brigitta parte per intraprendere il viaggio che la porterà a realizzare l’opera d’arte, compiuta, quasi sempre di grande formato.
Gli schizzi e i bozzetti di questa esposizione sono come la goccia che diventa mare, vasto e infinito.
Non credo esista modo più tangibile per comprendere la storia di un’opera d’arte che questo, scelto da Brigitta Rossetti, in cui l’artista accetta di mettere a nudo la sua anima, i suoi pensieri, le sue emozioni, attraverso segni facilmente decifrabili ad uno sguardo attento.
Per poi arrivare al lavoro finito, in queste due tele...una meta da raggiungere e una calamità del destino da superare, finally you come un senso da comprendere e da oltrepassare sempre.
In questo incontro è visibile tutto il processo creativo che compone un alfabeto di immagini, fatto di simboli e ideogrammi,che disvela la dimensione più intima dell’artista.
Può apparire incompiutezza, probabilmente lo è, ma collocata in un grandioso affresco di libertà e movimento.
Brigitta Rossetti dunque, poetessa, pittrice e artista poliedrica, lavora principalmente tra Chicago, all'interno del Zhou Brothers Art Center, Milano e Salisburgo dove collabora con artisti non solo nell'ambito della pittura, ma anche nell ambito di altre discipline artistiche, come l'istallazione, la scultura e il video.
L'artista, nonostante la giovane età, è già presente nell'Enciclopedia degli autori Italiani a cura di Ali penna d'autore, come poetessa.
E come pittrice ha ottenuto molti consensi dalla critica e quest'anno ha vinto il terzo premio al concorso Arte Italia.
Siamo arrivati ai ringraziamenti. Di cuore a Sara Bramani Araldi, direttore artistico di questo evento; a Kristina Snaider, direttore artistico di Ars Italica, dove andranno queste due opere, in vendita; ad Amar che da qualche mese conosce l'arte di Brigitta e l'ha invitata qui come ospite d'onore, e allo staff del Noon.

Luigi Franchi

lunedì 12 ottobre 2009

Luce-Colore-Anima



"Luce-Colore-Anima" è il tema della mostra che sarà inaugurata il 17 Ottobre a Cremona, in San Vitale. Il titolo è lo stesso anche per il libro curato da Annamaria Giugno e Gianluigi Guarnieri.


L'evento coinvolge cento artisti italiani ed esteri che hanno interpretato il colore nei suoi molteplici aspetti.


Tra i cento artisti anche Brigitta Rossetti, che è stata chiamata ad esprimere la propria idea di colore, senza nessun vincolo a soggetti bensì esaltandone la creatività.




"Luce-Colore-Anima"
dal 17 al 27 ottobre 2009
Centro Culturale San Vitale
Piazza Sant'Angelo 1 - Cremona
Apertura dalle 16 alle 18,30

giovedì 17 settembre 2009

Black Sculptures


Alte Saline Hallein –Fr 7

ASTA GRÖTING WORKSHOP


Brigitta Rossetti Artist

“ The wheel attracted me since the first moment I was in The Antosch Fabric, as the symbol of harmony, of the movement and progress, a metaphor of life;
It is connected with the idea of travel, transformation and unknown.
The circle exactly in the middle of the wheel recalls me the universal meaning of the origins, immobile point without shape and dimension...”

“The black rubber was calling my inner self, my bowels.
Experiencing this material I realized it can be so raw and thick or fine and smooth at the same time. ..Combining together the opposites in the last attempt to keep a solid structure starting from a hot melted material that tends to fall dawn on itself, or integrating parts of an hard row and cold material foreword…..”

“..Introducing objects belonging to my everyday experience and my childhood, feeling them as a part of the sculptures, in the process of becoming Foetus, in the metaphorical sense of the trueness connected with the innocence and spontaneity of irrational feelings in the process of creation, that does not exclude irony to be free..”

Black Sculptures
Container of multi meaning messages :

1 Smoking diva

2 Nutrition

3 The huge umbilical cordon

5 Oh mother!

6 My skin

7 It was a big hug

8 Swallowed from the 000

9 The mirror

10 My bowels

11 Windy on the river

12 White

Dialoghi #4 - Brigitta Rossetti


Dialoghi #4 - Brigitta Rossetti

Museo Civico Umberto Mastroianni, Marino (RM)

15 settembre - 14 novembre 2009


Proseguono gli appuntamenti con la manifestazione dal titolo “Dialoghi”, che vede protagonista il Museo Civico “Umberto Mastroianni” di Marino. Qui, con cadenza mensile, un’opera d’arte contemporanea affiancherà le collezioni permanenti di arte romana, al fine di creare un dialogo, appunto, tra manufatti tanto distanti tra loro da un punto di vista cronologico ma che, in realtà, risultano uniti da un invisibile ed indubbio fil rouge. Se l’Arte, infatti, nelle sue declinazioni ed attraverso i secoli, ha il potere di unire gli uomini e le culture, questa rassegna ha il pregio di vedere annullate molteplici barriere culturali, ed avvicinare all’arte contemporanea chi è solito frequentare musei archeologici.


venerdì 31 luglio 2009

Rassegna al CentroArteModerna a Pisa


Sul Lungarno Mediceo, al CentroArteModerna di Pisa, torna la rassegna d’arte contemporanea curata da Massimiliano Sbrana. Espongono numerosi artisti del panorama internazionale tra i quali Alberto Martini, Franz Borghese, Daniel Schinasi, Salvatore Cipolla, Amalia Ciardi Duprè, Piero Ceragioli, Dolfo, Maria Cristina Costanzo, Lucia Merli, Paolo Buzi, Mauro Stampatori, Aspreno Simonelli, Rita De Luca, Giovanni Galiardi, Brigitta Rossetti, Enea Romanelli, Angela Cacciamani, Piero Torresella, Luigi Conte, Sergio Fini, Marylu Melo. Altre informazioni sul sito http://www.centroartemoderna.com/. La mostra proseguirà fino al 10 Settembre 2009 (ingresso libero). Orari: 10,30/12,30 – 17/19,30. Chiusura estiva dal 3 al 18 Agosto 2009.


Notizia tratta da La Nazione ed.Pisa del 26 Luglio 2009