Un viaggio nella memoria
Può sorprendere che un’artista, il cui futuro è inevitabilmente proiettato in una dimensione internazionale, introduca nella sua carriera un ciclo di opere legate alla storia locale. Ma non in questo caso che invece esprime al meglio la matrice che sta alla base del lavoro di Brigitta Rossetti: il luogo.
Nei quadri che accompagnano la felice intuizione di Stefano Frontini di dar vita, attraverso opere in cera, ad un museo della storia piacentina coniugandolo all’arte contemporanea, ritroviamo il lucido legame che Brigitta ha con i luoghi in cui ama lavorare.
Sono luoghi in cui il silenzio si fa potente, lascia parlare il vento e le nuvole, lascia alla forza della terra affermare i cicli della vita, fa del ricordo e dell’immaginazione una costante.
Un’identità che si legge nel ciclo dei “guerrieri” che Brigitta ha realizzato dove i volti sono appena accennati nella loro grazia, i corpi che si fanno possenti sembrano gonfiati dal vento, i tratti e i colori riportano alla terra, luogo d’origine della vita in tutte le sue forme.
In alcune di queste opere si ritrovano segni che richiamano le prime pitture paleolitiche di Lascaux, fatte dall’uomo circa 15.000 anni fa. Non è immutabilità ma conferma che alla terra, alla forza della natura, alla potenza espressiva dell’uomo va riconosciuto sempre e comunque un valore, che Brigitta Rossetti porta dentro.
In questo ciclo pittorico diventa evidente come l’uomo, un popolo continuino a vivere anche dopo la loro stessa vita, il loro percorso storico; questo avviene quando la loro forza lascia il segno, trasformandosi in mito e idea, che si fanno memoria.
Questa è il vero punto di forza del connubio tra le opere di Brigitta Rossetti e il museo che le ospita. E’ un viaggio nella memoria, quella antica che bisogna proteggere, che non si può disperdere, che ci ricorda il nostro ruolo qui, su questa terra.
Le opere oggetto di questa ricerca presentano un contenuto prepotentemente atmosferico, dove una forza di gravità soprannaturale tiene sospeso un messaggio, come se l’affermazione di Leonardo da Vinci che “il pittore è padrone di tutte le cose” qui trovasse il suo preciso riscontro.
L’artista domina i suoi guerrieri, li veste con i colori della terra, gli infonde, pulsante, l’energia positiva del messaggio che gli vuole affidare: dalla terra si raccoglie energia, voglia di vita, e alla terra dobbiamo guardare se vogliamo che il mondo, tutto il mondo torni ad essere un mondo migliore.
Luigi Franchi
Può sorprendere che un’artista, il cui futuro è inevitabilmente proiettato in una dimensione internazionale, introduca nella sua carriera un ciclo di opere legate alla storia locale. Ma non in questo caso che invece esprime al meglio la matrice che sta alla base del lavoro di Brigitta Rossetti: il luogo.
Nei quadri che accompagnano la felice intuizione di Stefano Frontini di dar vita, attraverso opere in cera, ad un museo della storia piacentina coniugandolo all’arte contemporanea, ritroviamo il lucido legame che Brigitta ha con i luoghi in cui ama lavorare.
Sono luoghi in cui il silenzio si fa potente, lascia parlare il vento e le nuvole, lascia alla forza della terra affermare i cicli della vita, fa del ricordo e dell’immaginazione una costante.
Un’identità che si legge nel ciclo dei “guerrieri” che Brigitta ha realizzato dove i volti sono appena accennati nella loro grazia, i corpi che si fanno possenti sembrano gonfiati dal vento, i tratti e i colori riportano alla terra, luogo d’origine della vita in tutte le sue forme.
In alcune di queste opere si ritrovano segni che richiamano le prime pitture paleolitiche di Lascaux, fatte dall’uomo circa 15.000 anni fa. Non è immutabilità ma conferma che alla terra, alla forza della natura, alla potenza espressiva dell’uomo va riconosciuto sempre e comunque un valore, che Brigitta Rossetti porta dentro.
In questo ciclo pittorico diventa evidente come l’uomo, un popolo continuino a vivere anche dopo la loro stessa vita, il loro percorso storico; questo avviene quando la loro forza lascia il segno, trasformandosi in mito e idea, che si fanno memoria.
Questa è il vero punto di forza del connubio tra le opere di Brigitta Rossetti e il museo che le ospita. E’ un viaggio nella memoria, quella antica che bisogna proteggere, che non si può disperdere, che ci ricorda il nostro ruolo qui, su questa terra.
Le opere oggetto di questa ricerca presentano un contenuto prepotentemente atmosferico, dove una forza di gravità soprannaturale tiene sospeso un messaggio, come se l’affermazione di Leonardo da Vinci che “il pittore è padrone di tutte le cose” qui trovasse il suo preciso riscontro.
L’artista domina i suoi guerrieri, li veste con i colori della terra, gli infonde, pulsante, l’energia positiva del messaggio che gli vuole affidare: dalla terra si raccoglie energia, voglia di vita, e alla terra dobbiamo guardare se vogliamo che il mondo, tutto il mondo torni ad essere un mondo migliore.
Luigi Franchi